Negli ultimi anni, il tema della mediazione civile e commerciale ha occupato un posto rilevante nel dibattito giuridico italiano. Questo strumento di risoluzione alternativa delle controversie (ADR) è stato introdotto in Italia per alleggerire il carico di lavoro dei tribunali e per promuovere una cultura della composizione amichevole dei conflitti. Tuttavia, l'implementazione della mediazione ha sollevato questioni di costituzionalità, spesso giunte fino alla Corte Costituzionale, che ha emesso diverse pronunce fondamentali per chiarire i limiti e le possibilità di tale istituto.
1. La Sentenza n. 272/2012: Il Primo Intervento sull'Obbligatorietà della Mediazione
Uno dei momenti più significativi per la giurisprudenza sulla mediazione è stato segnato dalla sentenza n. 272 del 2012. Con questa pronuncia, la Corte Costituzionale ha dichiarato l'illegittimità costituzionale dell'articolo 5 del Decreto Legislativo n. 28/2010, che prevedeva la mediazione obbligatoria come condizione di procedibilità della domanda giudiziale. La motivazione risiedeva nella mancata delega legislativa chiara, poiché il decreto legge non rispettava il principio di delega espresso dalla legge n. 69/2009, che affidava al legislatore il compito di introdurre misure per incentivare e promuovere la mediazione senza prevedere l'obbligo.
In questa sentenza, la Corte ha sottolineato che l'obbligatorietà della mediazione rappresentava un'interferenza significativa con il diritto costituzionale di accesso alla giustizia, tutelato dall'articolo 24 della Costituzione, e che tali limiti potevano essere introdotti solo tramite una legge delega adeguatamente dettagliata. .
2. L'Intervento del Decreto Legge 69/2013 e il Giudizio di Legittimità
In seguito alla sentenza del 2012, il legislatore è intervenuto nuovamente con il Decreto Legge n. 69/2013, noto come “Decreto del Fare”, che ha reintrodotto l'obbligatorietà della mediazione in alcune materie specifiche, come condizione di procedibilità, stabilendo un percorso di mediazione da intraprendere prima di iniziare il giudizio. Questa reintroduzione è stata oggetto di numerose critiche e sollevazioni di questioni di legittimità costituzionale.
La Corte Costituzionale, con ordinanza n. 6 del 2014, ha ritenuto inammissibili le questioni sollevate, affermando che il nuovo intervento normativo rispettava i principi di delega e che, inoltre, offriva sufficienti garanzie per le parti, in particolare con la possibilità di recedere dopo il primo incontro informativo. Secondo la Corte, il sistema introdotto dal “Decreto del Fare” non limitava in modo eccessivo il diritto di difesa e, al contrario, rappresentava un ragionevole bilanciamento tra l'obiettivo di deflazionare il contenzioso e quello di garantire l'accesso alla giustizia.
3. La Sentenza n. 97/2019: Il Ruolo del Mediatore ei Principi di Terzietà e Imparzialità
Un altro intervento della Corte Costituzionale, la sentenza n. 97 del 2019, ha posto in evidenza l'importanza dei requisiti di terzietà e imparzialità del mediatore. La Corte ha affrontato il tema del ruolo del mediatore e delle garanzie per le parti in causa, specificando che la figura del mediatore non deve essere intesa come un giudice o un arbitro, bensì come un facilitatore della comunicazione che aiuta le parti a trovare una soluzione condivisa.
La Corte ha precisato che il principio di terzietà deve essere salvaguardato da normativa che evita ogni possibile conflitto di interesse, anche potenziale, e che garantisce la trasparenza del procedimento di mediazione. In questo modo, la Corte ha consolidato il ruolo del mediatore come figura neutra, rafforzando le basi della mediazione come strumento di risoluzione extragiudiziale che possa essere percepito come affidabile e accessibile da tutte le parti.
4. Considerazioni conclusive
Le pronunce della Corte Costituzionale rappresentano pietre miliari nello sviluppo della normativa italiana sulla mediazione, contribuendo a delineare i confini costituzionalmente accettabili di questo istituto. Attraverso l'analisi delle sentenze, emerge l'intento della Corte di promuovere un modello di mediazione che sia efficace ma rispettoso dei diritti fondamentali, quali il diritto alla difesa e all'accesso alla giustizia. Le limitazioni imposte all'obbligatorietà della mediazione, i criteri di terzietà e imparzialità e la possibilità di recesso dimostrano un orientamento teso a bilanciare le esigenze di efficienza del sistema giudiziario con le garanzie costituzionali per i cittadini.
Il cammino della mediazione in Italia appare quindi segnato da una costante ricerca di equilibrio, in un contesto normativo in evoluzione e in un contesto giurisprudenziale che mira a garantire la tutela dei diritti costituzionali. Le sfide future potrebbero riguardare l'estensione della mediazione obbligatoria, l'armonizzazione delle prassi applicative e la promozione di una cultura della mediazione che valorizza il ruolo del cittadino come protagonista attivo nella risoluzione delle controversie.